Il Giappone limiterà la vendita all’estero di attrezzature per la produzione di chip, unendosi a Stati Uniti e Paesi Bassi nel restringere l’esportazione di tecnologie chiave verso la Cina. Lo scorso venerdì, infatti, il paese ha annunciato che bloccherà le esportazioni di 23 tipi di attrezzature avanzate per la produzione di semiconduttori. Le nuove regole entreranno in vigore a luglio, come dichiarato dal ministro dell’economia, del commercio e dell’industria giapponese, Yasutoshi Nishimura.
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Il Giappone blocca l’export, la Cina risponde
Il ministero ha affermato che saranno necessarie procedure più rigide per esportare verso circa 160 destinazioni, tra cui la Cina, mentre 42 territori – tra cui Stati Uniti, Corea del Sud e Taiwan – sono riconosciuti dal Giappone come dotati di adeguati controlli alle esportazioni. Tutte le esportazioni verso paesi non formalmente riconosciuti richiederanno, inoltre, l’approvazione del ministero del commercio giapponese.
Durante una conferenza stampa, Nishimura ha dichiarato che le nuove misure mirano a prevenire che le attrezzature vengano utilizzate per uso militare. “Assumeremo le nostre responsabilità nella comunità internazionale come paese proprietario di tecnologie e contribuiremo a mantenere la pace e la sicurezza internazionale“.
Nonostante le dichiarazioni sottolineino che le restrizioni non siano dirette ad uno specifico paese, arrivano dopo una serie di limitazioni attuate negli ultimi mesi per ridurre la vendita di attrezzature per la produzione di chip alla Cina, nell’ambito di uno sforzo internazionale coordinato guidato da Washington.
La risposta cinese non si è fatta attendere, ed è arrivata tramite Mao Ning, portavoce del ministero degli esteri cinese: “Utilizzare le questioni economiche, commerciali e tecnologiche come armi per destabilizzare deliberatamente la catena industriale globale danneggerà solo gli altri e se stessi“.