Nvidia rinuncia ad ARM: questo matrimonio non s'ha da fare
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Nvidia rinuncia ad ARM: questo matrimonio non s’ha da fare

Sono passati quasi due anni da quando Nvidia aveva annunciato la conclusione dell’accordo da 40 miliardi di dollari con ARM per la sua acquisizione. Un accordo che avrebbe portato con conseguenze non certo trascurabili per il mercato e che ha attirato le attenzioni di tutti, anche quelle non richieste.
Quello sembrava un’accordo storico divenne in poco tempo un incubo per Nvidia, soprattutto in seguito alle indagini avviate da numerose agenzie antitrust.

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ARM Chip
Giù le mani da ARM: Nvidia rinuncia all’acquisizione

Dopo le indiscrezioni di Bloomberg abbiamo la conferma ufficiale: Nvidia rinuncia all’acquisizione di ARM. Troppi gli enti e le aziende contrari allo storico accordo che avrebbe fatto passare ARM dalle mani di Softbank a quelle di Nvidia per una cifra pari a 40 miliardi di dollari.

L’annuncio dell’accordo ha attirato subito le attenzioni di numerose agenzie antitrust da tutto il mondo; USA, Regno Unito e Unione Europea, e la FTC (Federal Trade Commission) hanno espresso in quell’occasione la stessa obiezione. La preoccupazione comune era quella di vedere la società che progetta una delle tecnologie più preziose (l’architettura dei core dei chipset ARM) in mano ad un colosso come Nvidia.

Allo stesso modo si sono opposte anche numerose aziende del settore tech, tra queste big del calibro di: Qualcomm, Google, Intel, Huawei e persino Microsoft. A nulla sono servite le rassicurazioni di Nvidia che aveva affermato di voler mantenere intatti i rapporti tra Nvidia e i suoi partner.

QUALE SARÀ IL FUTURO DI ARM?

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Qual’è il futuro di ARM? Softbank potrebbe decidere di quotarla in borsa

Dopo la non acquisizione di ARM da parte di Nvidia, Softbank ha dovuto rivedere i piani per il futuro di ARM. L’ipotesi più quotata resta quella di una possibile quotazione in borsa a Londra o a New York; quest’ultima preferita da Softbank in quanto sarebbe un mercato più ideale per una società hi-tech. Anche questa ipotesi non è del tutto apprezzata, in particolare dal governo del Regno Unito che vede la quotazione in borsa di ARM come un possibile rischio per la sicurezza nazionale.

Via: Macitynet

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