Apple è nuovamente al centro di polemiche riguardanti l’obsolescenza programmata dei suoi dispositivi mobili. L’azienda è accusata di limitare la riparabilità dei suoi smartphone, secondo una denuncia presentata dall’organizzazione Halt Planned Obsolescence (HOP).
Secondo l’associazione, Apple avrebbe attuato una pratica di “collegamento dei numeri di serie delle parti di ricambio a quelli degli iPhone, anche utilizzando microchip, che consente al produttore di limitare le riparazioni da parte di tecnici non autorizzati o di degradare a distanza uno smartphone riparato con componenti generici“. L’obiettivo di HOP è di “assicurare il diritto alla riparazione dei dispositivi nell’ottica di un’economia circolare reale”.
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Apple e il “trucchetto” del numero di serie
Il gigante di Cupertino è già stato al centro di indagini per obsolescenza programmata in Francia. Nel 2020, la società è stata multata per 25 milioni di euro dalla Direction générale de la Concurrence, de la Consommation et de la Répression des fraudes (DGCCRF). Anche l’Antitrust italiano ha inflitto una multa di 10 milioni di euro ad Apple. Negli Stati Uniti, la società ha pagato 113 milioni di dollari per lo stesso motivo.
Le nuove indagini condotte dalle autorità di regolamentazione francesi sono iniziate a dicembre 2022. Le accuse sostengono che Apple violi il diritto alla riparazione e limiti il mercato dei dispositivi ricondizionati. L’introduzione del programma Apple Self Service Repair nel 2021, esteso all’Europa l’anno successivo, permette agli utenti di acquistare parti di ricambio e strumenti originali per riparare in autonomia alcuni prodotti Apple. Tuttavia, l’associazione critica il requisito che gli utenti devono inserire il numero di serie dell’iPhone da riparare, un numero che deve corrispondere a quello della parte restituita per ottenere un rimborso da Apple.
