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Recensione Google Pixel 8: Un bel passo avanti

Gli smartphone di Google sono prodotti che da sempre dividono, inegualmente divisi tra i sostenitori, molto focosi e aggrappati allo stereotipo dell’esperienza unica e irripetibile, e i detrattori, anch’essi ancorati ad un cliché, quello del “buono solo per foto e aggiornamenti”. Pixel 7 ci era piaciuto a metà, con alcune fastidiose criticità che anche a distanza di tempo sono solo in parte state corrette, e riconducibili sostanzialmente al Tensor G2, unitamente ad un touch and feel non adeguato ad un medio-alto di gamma. Questo Pixel 8 ci avrà fatto cambiare idea?

Scheda tecnica
* SoC: Google Tensor G3 con coprocessore Titan M2
* RAM: 8 GB LPDDR5X
* Storage: 128/256GB UFS 3.1
* Display: 6.2 OLED flat 120 Hz FHD+ 1400 nits (HDR) 2000 nits (max)
* Fotocamere:
* Main 50 MP f/1.68 OIS con sensore di spettro e laser autofocus
* Ultrawide 12 MP f/2.2 con AF
* Anteriore 10,5 MP f/2.2
* Video
* 4k 30fps (main, uw), 1080p 60fps (front)
* Connettività: 2G/3G/4G/5G, Wi-Fi 7 (2×2 + 2×2 MIMO), hotspot, Bluetooth 5.3, NFC, Dual SIM (SIM+eSIM)
* Sensori e porte: Sensore di gravità, Sensore impronta (under display), Bussola, Sensore di luce ambientale, sensore di luminosità, speaker stereo, barometro, certificazione IP68
* OS: Android 13 (patch di ottobre 2023 al momento della recensione), 7 anni di aggiornamenti
* Batteria: 4575 mAh con ricarica a 30W (50% in 30 minuti), ricarica wireless
* Dimensioni: 150,5 x 70,8 x 8,9 mm
* Peso: 187g

Unboxing

La confezione comprende:

  • Il telefono
  • Cavo type C
  • Estrattore SIM

Estetica e materiali

Una critica spesso rivolta ai dispositivi di casa Google (critica che anche noi abbiamo espresso) riguarda il cosiddetto touch and feel del prodotto, ossia la sensazione di qualità al tatto e durante l’utilizzo, fattore non necessariamente determinante ma che in qualche modo “posiziona” il prodotto in un certo modo. Rispetto al predecessore, Pixel 8 è percettibilmente migliorato. I materiali sono rimasti gli stessi, vetro e alluminio, ma la resa è diversa ed a distanza di diversi giorni di utilizzo possiamo confermare. Il design è indiscutibilmente fedele alla linea, una scelta coerente che apprezzo. Non è sicuramente un brutto dispositivo, ma è un design particolare che potrebbe non convincere tutti. Personalmente lo apprezzo, così come apprezzo i miglioramenti costruttivi apportati da Google. Un’altra cosa che balza all’occhio è la riduzione delle dimensioni. Era già compatto prima, adesso si tiene ancora meglio in mano.

Batteria e connettività

Molti utenti avevano lamentato su Pixel 7 un andamento incostante della batteria, che sembrava offrire risultati accettabili in ambienti interni ma valori disastrosi in mobilità. Abbiamo usato a lungo Pixel 7, ed effettivamente non sapevi mai cosa aspettarti. C’erano momenti in cui il battery drain era insopportabile e non legato necessariamente a situazioni complesse come ambienti con scarso segnale. A volte bastava usare Telegram per assistere ad una vera e propria tragedia. Una situazione speculare si riscontrava in termini di connettività: chi aveva problemi di ricezione, chi difficoltà nel cambio cella (con conseguente surriscaldamento e drain), chi difficoltà con bluetooth e Wi-Fi. In mezzo a questi, c’era anche chi non riscontrava problemi così invalidanti. Io mi sono trovato in una situazione intermedia: se è vero che oggettivamente non avevo problemi di ricezione telefonica, i cambi cella in mobilità erano spesso lenti e anche la rete dati non era così stabile e performante.

Pixel 8, pur scaldando più del dovuto anche senza un utilizzo particolarmente impegnativo e nonostante abbia sostanzialmente lo stesso modem di Pixel 7, sembra aver avuto un intervento ai limiti del miracoloso da parte di Google. Nella peggiore giornata in assoluto, quasi tutta in 4G, con addirittura 2 ore di hotspot, mezz’ora di Android Auto wireless e un paio di spostamenti in auto, ho comunque superato le 4 ore di schermo. Se vi sembrano poche, considerate appunto l’utilizzo che ne ho fatto. Naturalmente è difficile, se non impossibile, andare ad isolare in toto il “merito” di questo miglioramento: sarà stato Android 14 o -effettivamente- Google è riuscita a metterci una pezza? Non è improvvisamente diventato un battery phone, ma sembra più prevedibile rispetto al passato, seppure non del tutto. Ci sono momenti, infatti, in cui sembra di rivedere una storia già vista, soprattutto nel consumo in standby in mobilità, ma in modo estremamente meno marcato, senza ripercussioni evidenti sul risultato finale, al termine della giornata. A proposito di 4G, la ricezione (con Unomobile, su rete Vodafone) è sempre stata buona, senza momenti di vuoto anche in viaggio e assolutamente in linea con gli altri dispositivi in mio possesso. Non è un campione come i Motorola o gli Honor, ma i problemi sembrano ormai un ricordo del passato. Le prestazioni del Wi-Fi sono in linea con iPhone 15 Pro Max. Pixel 8 supporta Wi-Fi 7, ma ovviamente è presto per questa tecnologia ed abbiamo potuto testare il Wi-Fi 6E a 6 GHz. Anche spostandomi nell’altra stanza le performance sono rimaste solide. Bluetooth stabile, senza disconnessioni. Pagamenti con NFC impeccabili.

Display, vibrazione, audio e sensori

Personalmente reputo il display un aspetto fondamentale di un device: è l’interfaccia tra noi e il dispositivo, e come tale può enfatizzare una bella esperienza software come quella offerta da Google o frustrarla. Pixel 7 aveva un display da medio-base di gamma, senza infamia né lode, uno schermo che spesso troviamo anche in dispositivi che costavano la metà. Google sembra aver fatto tesoro delle segnalazioni degli utenti, offrendo un pannello che passa da 90 a 120 Hz, con una luminosità in HDR di 1400 nits e fino a 2000 nits di picco. Onestamente i 2000 nits di picco sono un molto relativi, poiché raggiungibili solo in casi praticamente impossibili da riprodurre nel quotidiano, ma al netto dei numeri è indiscutibilmente un buon pannello, quasi ai livelli (per citare uno smartphone che ci era piaciuto da questo punto di vista) di XIaomi 13. Il touch è molto preciso e la digitazione altrettanto affidabile, coadiuvata da un feed della vibrazione che resta sempre di alto livello. Rispetto ai vecchi pixel sembra essere stato tarato in modo differente, meno violento, ma la qualità del motorino di vibrazione è invariata e a me piace davvero tanto, oltre ad essere integrato impeccabilmente nel sistema, nei punti e nei momenti giusti. Bene anche l’audio stereo, un altro aspetto che su Pixel 7 ci aveva convinto a metà (un po’ troppo sbilanciato). Qui abbiamo una resa più equilibrata, nei limiti di quello che consente uno smartphone, con i suoi diffusori di piccole dimensioni.

E il fingerprint? Negli ultimi due anni Google ha fatto arrabbiare tanti utenti. Posso dire che finalmente i problemi sembrano rientrati. Sia chiaro, non parliamo di fingerprint di ultimissima generazione, con superficie ampia e numeri mirabolanti, ma di un lettore di impronta che fa il suo dovere, senza le anomalie che avevano caratterizzato la generazione precedente in condizioni di buio totale o eccessiva illuminazione. La compatibilità con gli screen protector è legata allo spessore del vetro temperato che andrete a mettere (come succede ad esempio con S23 e S23+, niente di nuovo), per cui consiglio un vetro sottile o una pellicola.

Software e Performance

L’esperienza Google si rinnova con Android 14, che non apporta stravolgimenti di natura estetica ma migliora e rifinisce il buon lavoro svolto con Android 13. Già con la beta di Android 14 su Pixel 7 e 7 Pro le sensazioni erano buone, per cui non possiamo che confermarle. Le chicche software di Google ci sono tutte così come i soliti vantaggi che Google riserva agli utenti dei propri smartphone, come un’ottima VPN gratuita, le funzionalità di ritocco intelligente delle immagini, la traduzione in tempo reale, il riconoscimento della musica e molto altro. Al di là del mito che vuole la Pixel UI come un’esperienza unica, inimitabile, priva di bug e quasi eterea, personalmente con il passare del tempo pur non vedendo questa aura di santità che investe l’interfaccia di Big G ho imparato ad amarla e ad apprezzare la semplicità dell’esperienza offerta, una semplicità mai banale e che di fatto offre tutto il necessario anche per un utente meno evoluto. Credo che il mito del Pixel come dispositivo per smanettoni e sviluppatori vada un po’ sfatato. I Pixel sono fruibili, di fatto, ad un’ampia fetta di utenza.

Come va il Tensor G3? Bene. Lasciamo stare i benchmark, che spesso non rappresentano al meglio l’esperienza reale. Ho notato qualche leggerissimo calo di frame rate nelle animazioni, soprattutto nel ritorno alla home o nel passaggio tra un’app e l’altra, ma è sicuramente un difettuccio di gioventù correggibile. Scalda? Sì, purtroppo scalda ed ha un comportamento molto simile al predecessore. Scalda in modo un po’ casuale, a volte anche facendo task molto semplici, altre volte in mobilità. Non sono riuscito ad identificare casistiche precise. Ad esempio, nella giornata di cui parlavo nel capitolo dedicato alla batteria, durante l’uso del tethering ha scaldato la prima mezz’ora e basta, per poi assestarsi su temperature normali, nonostante il tethering sia notoriamente impegnativo. Mi auguro che Google possa metterci una pezza, anche perché il throttling è evidente anche solo dopo pochissimi minuti, con le performance che droppano al 60% quasi subito. Non benissimo, insomma. In tutta onestà, questo non si traduce in lag o rallentamenti, ma in mano si percepisce ed è evidente la necessità che Google intervenga.

Si è parlato molto della promessa di Google (che sicuramente sarà mantenuta, come sempre hanno fatto) relativa al supporto prolungato nel tempo: ben 7 anni di aggiornamenti, un record in ambito Android (Apple offre meno major updates ma comunque fa uscire ancora aggiornamenti per dispositivi molto molto vecchi) e sicuramente un valore aggiunto per chi desidera tenere a lungo un telefono, al netto naturalmente dell’inevitabile invecchiamento dell’hardware (batteria in primis). Questo è anche un vantaggio per gli sviluppatori, che potranno testare le loro app con le nuove versioni di Android senza dover cambiare spesso smartphone. Non sono un fanatico degli aggiornamenti mensili a tutti i costi, a volte reputo che la psicosi da aggiornamento sia eccessiva (ci sono persone che letteralmente si lamentano se una patch mensile esce con due settimane di ritardo), ma è innegabile che un supporto prolungato nel tempo sia una soluzione che molti altri produttori dovrebbero imitare.

Foto e Video

La fama dei Pixel, sin dalla sua prima incarnazione, è sempre stata maturata soprattutto grazie alla forza e all’efficacia degli algoritmi di Google, con la sua Google Camera, che ha poi generato un numero apprezzabile di estimatori che hanno voluto renderla popolare e compatibile anche con altri dispositivi. Google ha capito prima di tutti una cosa fondamentale: la fotografia su smartphone è diversa e complementare rispetto a quella tradizionale e ci sono alcune regole non scritte a cui deve attenersi un produttore di smartphone che vuole rapire il cuore degli utenti: l’affidabilità nel punta e scatta, colori vibranti ma non troppo (ma nemmeno troppo naturali, che possono sembrare quasi smorti), un’immagine che la guardi e -senza pensarci troppo- dici WOW! Con il passare del tempo, Google ha introdotto nuove funzionalità (vedi l’astrofotografia non troppi anni fa) mantenendo però una notevole coerenza, cercando sempre di lasciare agli algoritmi il “lavoro sporco”.

Pixel 8 ha una main camera da 50 MP, dotata di OIS, laser autofocus e sensore di spettro. Un sensore diverso da quello di Pixel 7 (il più datato e meno raffinato GN1), ma sempre prodotto da Samsung. Si tratta di un ottimo sensore già visto su un dispositivo come il Vivo X80 Pro, apprezzato a più riprese proprio per la qualità della sua main camera. Le foto sono ottime in ogni condizione di luce, lo scatto è veloce, lo shutter lag è contenuto ed è veramente difficile sbagliare una foto. Il dettaglio e l’esposizione sono praticamente sempre corrette, i colori sono “da Google” ma non surreali ed i ritratti, pur tendendo troppo ad accentuare il contrasto tra sfondo e soggetto, sono una gioia per gli occhi, con una resa ottima dell’incarnato. Ci sono anche molte funzionalità creative, sicuramente meno rispetto a molti smartphone che offrono letteralmente decine di effetti ed automatismi, ma alla fine c’è tutto ciò che serve, sia per chi ama i ritratti che per chi ama la street photography (come la messa a fuoco automatica in movimento), le macro o le panoramiche, oltre alle vecchie funzionalità mantenute come l’astrofotografia ed il panning. La ultrawide solitamente (almeno sulle varianti “non pro”) non seguiva qualitativamente la main camera, ed anche stavolta si nota una certa differenza di dettaglio, ma le due fotocamere si sono molto avvicinate. La ultrawide è dotata di autofocus ed ha la modalità macro. Sia di giorno che di sera la qualità è buona ed i colori sembrano tarati in modo da essere coerenti con la fotocamera principale. I video sono altrettanto ottimi con tutte e due le fotocamere e supportano fino al 4k a 60fps. Alcune funzionalità particolari, però, come il miglioramento dell’audio (eccezionale), richiedono 24 o 30 fps al massimo, così come la sfocatura cinematrografica, non supportata oltre al Full HD a 30fps e compatibile solo con la main camera. L’HDR a 10 bit è supportato fino al 4K 30 fps. La fotocamera frontale è di buona qualità ma manca l’autofocus e -ad esempio- proprio come la uw anche questa non supporta la sfocatura nei video. Diciamo che il software di Google va a compensare un sensore che altrimenti sarebbe solo nella media. I risultati comunque non sono niente male.

La vocazione fotografica di Pixel 8 non si ferma allo scatto: restano, infatti, gli ottimi strumenti che da tempo accompagnano gli utenti Google e che da qualche mese sono disponibili anche agli abbonati Google One, strumenti che consentono di regolare molti parametri della foto, rimuovere elementi indesiderati e molto altro.

Galleria fotografica

Prezzo e conclusioni

Purtroppo tutto ha un prezzo, ed anche i miglioramenti apportati da Google hanno provocato un aumento del listino importante (ma forse non eccessivo): a differenza dei 649 € necessari per portarsi a casa Pixel 7, servono 799 € per acquistare Pixel 8 (nella variante con 128GB di storage). Interessante il bundle proposto, con le Pixel Buds omaggio o uno sconto di 229 € sull’acquisto di Pixel Watch, un bundle sufficiente per mitigare un prezzo di listino aumentato. A differenza del passato, poi, ormai da tempo è facile trovare i Pixel presso tantissimi store, addirittura da quest’anno persino presso la grande distribuzione. Questo aspetto, tutt’altro che trascurabile, consentirà sicuramente di avere prezzi su strada molto competitivi per un dispositivo che pur non perfetto va a migliorate tantissimo l’esperienza del modello precedente mantenendone inalterati i pregi. Sarò sincero: ero partito con molte aspettative su questo prodotto ma anche con inevitabili paure causate dalle esperienze agrodolci del passato, ma con il passare dei giorni ho apprezzato tantissimo ciò che lo smartphone ha da offrire. Google adesso però deve lavorare sulla gestione delle temperature e sull’ottimizzazione del proprio SoC, che anche quest’anno, purtroppo, sembra un po’ l’anello meno forte della filiera.

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