Come tutti gli anni, arriva poco prima dell’autunno il momento dei nuovi iPhone (e, contestualmente, iOS 18, iPadOS 18, watchOS 11, tvOS 18 e macOS 15 Sequoia) e -in modo altrettanto scontato- arrivano meme, polemiche, improbabili comparative e molto altro. Come chi ci segue sa, il nostro punto di vista cerca di essere sempre molto “flat”, senza partigianerie ma anche senza pregiudizio. Lo scrivente ha utilizzato iPhone 15 Pro Max insieme ai due flagship di Vivo (dapprima X100 Pro, poi X100 Ultra) insieme a Xiaomi 14 Ultra, acquistato al day one. Nel mezzo, le decine di smartphone che abbiamo provato (e più o meno apprezzato). Per questo, difficile pensare ad una particolare indulgenza verso i dispositivi di casa Apple (che acquistiamo regolarmente, come privati cittadini, a prezzo pieno). Mettetevi comodi e parliamo dell’ultimo flagship di Cupertino, nella variante Pro Max.
Unboxing
La confezione comprende:
- Il telefono
- Estrattore SIM
- Cavo USB
Estetica e Materiali
Non entrerò nel dettaglio riguardo ai materiali e al design di iPhone 16 Pro Max, poiché -a parte qualche leggera variante cromatica- si tratta del solito design iconico di Apple, che piaccia o no. Il frame in titanio è invariato rispetto al predecessore solo nel materiale (cambia la finitura, adesso sabbiata anziché spazzolata), mentre cambiano le dimensioni (come la diagonale dello schermo) ed aumenta leggermente il peso. Temevo che questo impattasse in modo importante sull’ergonomia, ma fortunatamente non è così. Rispetto ad un gigante come S24 Ultra, incide soprattutto la larghezza (iPhone è circa 1.5mm più stretto). Non è comunque né uno smartphone compatto né un peso piuma: per questo c’è iPhone 16 Pro. Il vetro posteriore è definito da Apple il più robusto in circolazione. Quello a protezione del display viene chiamato “Ceramic Shield” dall’azienda per sottolinearne la resistenza (ad urti e graffi).
Solitamente non parliamo di riparabilità, ma un pregio di iPhone, da sempre, è quello di essere riparabile con semplicità (al netto di tutti i check software per verificare l’originalità di un ricambio). Apple ha fatto un passo in avanti, consentendo di riparare in modo più semplice anche la scocca posteriore. La dissipazione invece, è affidata ad uno strato di alluminio e grafite al posto della vapor chamber che spesso viene utilizzata da altri produttori di smartphone. Nel corso di questi giorni di utilizzo sembra aver funzionato alla grande, vedremo pure se l’Estate sarà fatale come lo era su 15 Pro Max (andava spesso in protezione nelle giornate più assolate, soprattutto oscurando il display: misura necessaria probabilmente ma un po’ fastidiosa).
Batteria e connettività
Giudicare l’autonomia di iPhone è complesso: a partire dalle statistiche non sempre facilmente leggibili, diciamo che la presenza di numerose app, soprattutto con tanti processi in background, tendono a generare un po’ di drain non voluto. Quest’anno (in via ufficiosa, visto che Apple non dichiara la capacità della batteria) siamo passati a 4685 mAh, un discreto incremento rispetto a 15 Pro Max (che in quanto ad autonomia, rispetto agli illustri predecessore, mi è sempre sembrato un passo indietro), un incremento che si nota tantissimo nell’esperienza d’uso quotidiana. L’autonomia di 16 Pro Max è eccezionale, a prescindere dall’utilizzo. Superare la giornata è praticamente una costante. La ricarica avviene ufficialmente a 20W (con filo), in realtà utilizzando un PD da 30W sono riuscito ugualmente a sfruttarne le performance e la ricarica totale avviene in circa un’ora. Presente ovviamente anche la ricarica Magsafe, che avviene ad una velocità non così inferiore utilizzando un caricatore adeguato e accessori originali (molti di coloro che lamentano problemi, infatti, utilizzano adattatori Magsafe scadenti).
Da sempre si contesta ad Apple una ricezione telefonica sotto la media: se in parte è sicuramente vero, quest’anno Apple ha utilizzato un nuovo modem di Qualcomm che -sebbene da solo non sia sinonimo di qualità, visto che la ricezione dipende anche dalle antenne- sembra dare qualcosa in più allo smartphone. Utilizzo iPhone con una eSIM di TIM da molto tempo e -soprattutto negli ambienti chiusi- noto un miglioramento delle performance. Il Wi-Fi 7 è ottimo ed anche il bluetooth (in versione 5.3, non l’ultimissima) non ha alcun problema.
Display, vibrazione, audio e sensori
Difficilmente Apple sbaglia sulla qualità dello schermo: la differenza con 15 Pro Max nei numeri è praticamente nulla, ma ci sono piccoli dettagli a favore del 16 Pro Max, come la frequenza minima di 1 MHz ed un miglior trattamento antiriflesso. Sorprendono le cornici, veramente ridotte all’osso. 15 Pro Max non si può dire certo che avesse delle cornici importanti, ma il lavoro di ingegnerizzazione di Apple è veramente raffinato (tecnicamente, infatti, la struttura ed il posizionamento dei componenti dello schermo sono molto differenti rispetto al passato). L’impatto visivo è strepitoso. Crescono dimensioni (6.9″) e risoluzione, ma non la definizione (460ppi). La luminosità si attesta sui 2000 nit outdoor (1600 HDR), valori reali che cozzano con i numeri incredibili di alcuni produttori (che però si riferiscono, magari, ad una piccola porzione di schermo). La digitazione è perfetta e la resa colore accurata. Presente always on display (che un po’ incide sulla batteria) ed abbiamo sempre la dynamic island, integrata in maniera esemplare e sfruttata (bene) da sempre più app.
Apple è quella che per prima ha capito l’importanza di un buon feedback tattile: 16 Pro Max è la semplice conferma. Un feedback della vibrazione preciso ed integrato in modo perfetto all’interno del sistema. Personalmente avrei voluto più forza durante la digitazione, ma sono davvero dettagli e -soprattutto- si tratta di un mio gusto personale, non di un limite oggettivo.
Anche gli speaker sono da sempre un punto di forza di iPhone: potenti, bilanciati e con bassi di qualità (nei limiti di ciò che si può raggiungere con uno smartphone). A proposito di audio, abbiamo un microfono in più (erano già tre) per una soppressione dei rumori di fondo ancora più efficace. Sia durante la registrazione video sia in chiamata l’esperienza d’uso è eccellente, ai vertici della categoria. Difficile chiedere di meglio. Mantenuto il tasto (che aveva già sostituito lo slider l’anno scorso) per lo switch tra silenzioso e vibrazione.
A livello di sensoristica, ormai tutti gli smartphone sono affidabili ed è forse anche ridondante andarne a parlare. Non ci sono differenze rispetto all’anno scorso, il Face ID è lo stesso dell’anno scorso e funziona benissimo.
Software e Performance
Il capitolo software sarà breve: iOS è -nel bene e nel male- sempre quello ed Apple con iOS 18 non ha assolutamente osato (come non ha osato con il resto dello smartphone). Le novità sono poche, qualche aggiustamento estetico e qualche possibilità di personalizzazione in più (in attesa comunque che gli sviluppatori si adeguino, anche nella resa delle icone). Su iPhone 15 Pro Max avevo un’autonomia sensibilmente peggiorata con iOS 18, ma già con l’ultima beta di iOS 18.1 le cose si erano assestate. C’era anche qualche bug di troppo che -invece- non ho riscontrato su 16 Pro Max, che gira benissimo ed è affidabile in qualsiasi ambito di utilizzo. Ci sono delle critiche mosse ad iOS che secondo me sono retaggio di esperienze passate e -soprattutto- paiono ormai dei clichées più che delle solide certezze. I processi in background adesso sono gestiti in modo molto più “libero”, la gestione dei file è semplice e forse solo nella catalogazione delle foto si può fare qualcosa di più (se non crei degli album c’è un po’ di confusione). L’idea di iOS come un sistema operativo per professionisti o per content creator è superata. Restano invece alcune specificità (vedi la qualità delle storie su Instagram o la velocità di elaborazione dei video), che però mi sembrano più demeriti di Google nel dettare delle linee guida stringenti agli sviluppatori, forse per mantenere sempre il proprio store pieno di applicazioni. Forse quella che viene vista come “chiusura” da parte di Apple è per certi versi un punto di forza. Grazie a delle linee guida precise, la qualità delle app necessariamente aumenta e chi sviluppa solo per guadagnare due spicci pubblicando app imbarazzanti sui vari store è costretto ad alzare bandiera bianca o sviluppare un prodotto più affidabile.
Ovviamente una parte importante del software è data dall’integrazione tra i dispositivi della casa: non ho né Apple TV né le Airpods (non le amo particolarmente), ma da possessore di iPad, Watch e Mac OS non posso che apprezzare, ogni giorno di più, la gestione multidispositivo di Apple che ad oggi è ancora la migliore possibile, con Samsung che comunque sta lavorando ugualmente bene (ne abbiamo parlato in un articolo dedicato).
Sulle funzionalità di intelligenza artificiale non si sa ancora moltissimo, se non che arriveranno in Italia tra qualche mese (speriamo). Attualmente, quindi, non si può dare una valutazione ad Apple su questo. Valutazione che invece si può dare eccome sul supporto, sempre a lunghissimo termine.
Il nuovo A18 Pro è letteralmente un fulmine, non solo nei benchmark ma soprattutto nell’uso di tutti i giorni. Un SoC potentissimo che sicuramente darà il meglio di sé non appena Apple Intelligence sarà disponibile.
Foto e Video
Dal punto di vista hardware la cam principale sembra essere la stessa dell’anno scorso, mentre cambia la ultrawide che passa a 48 MP ed è utilizzata anche per le macro. Bisogna distinguere le due “anime” di iPhone sul proprio sistema fotografico (perché sì, checché se ne dica alla fine è veramente una sorta di micro studio, completo ed affidabile). Non entrerò nel merito di tutta la parte “Pro” perché -con la massima sincerità- non sono un fotografo e rischierei di darvi delle informazioni incomplete e sarei anche ingiusto verso il lavoro di ricerca e sviluppo fatto dagli ingegneri di Cupertino, ma magari in futuro faremo un approfondimento proprio su questo. Comunque, sintetizzando, per i più esperti Apple (anche senza utilizzare strumenti esterni) ha pensato proprio a tutto sia in ambito foto che in ambito video. Per le foto abbiamo, come sempre, il ProRAW che è ancora una delle migliori espressioni su smartphone di formato RAW pensato per avere un’ottima lavorabilità e già tantissime informazioni in fase di scatto, in ambito video continua la possibilità di registrare in LOG (collegando anche un pendrive USB per massimizzare lo storage), le funzionalità cinematiche con risoluzione 2.8K e, attenzione, il 4K a 120fps, che è ottimo anche per i creatori di contenuti quando devono realizzare dei b-roll di grande qualità con una fluidità eccezionale.
Per gli utenti normali (io mi identifico tra questi) un cambiamento c’è ed è probabilmente dovuto sia all’ottimo ISP integrato nel SoC di Apple, ulteriormente migliorato, sia probabilmente ad un affinamento del software. Abbiamo spesso parlato di iPhone come di uno smartphone che magari non dà il risultato migliore possibile, ma al tempo stesso sbagliare una foto è pressoché impossibile. Vale anche per 16 Pro Max, che rifinisce i risultati di 15 Pro Max ed offre un ottimo livello di dettaglio in ogni circostanza, colori credibili (c’è una minore tendenza al giallo rispetto al predecessore) e una velocità di scatto pazzesca, senza dubbio la più elevata tra gli smartphone. Cosa impressionante, anche scattando in ProRAW la velocità resta molto elevata. Uno dei punti deboli di iPhone (il flare) è ancora una questione irrisolta: rispetto ai competitors, sembra essere uno smartphone che soffre le luci. Di sera i risultati restano convincenti. I selfie sono ugualmente ottimi ed in linea con quelli dello scorso anno, ma forse un po’ sotto S24 Ultra e Pixel 9 Pro XL. Dove invece iPhone è un punto di riferimento sono i video, che godono di una stabilizzazione e di una morbidezza senza pari e di un gran livello di dettaglio. Di sera sono un po’ meno definiti, ma sempre di ottima fattura.
La ultrawide è cromaticamente fedele alla main, di ottima qualità, usata anche per le macro. Non viene utilizzato il teleobiettivo (5x), probabilmente lo stesso dello scorso anno: credo sia una scelta corretta perché a mio avviso sullo zoom c’è ancora del lavoro da fare, non tanto per la scelta di non spingersi oltre il 25x (che anzi vorrei fosse seguita pure dagli altri produttori, che preferiscono intortare gli utenti con numeri assurdi e foto inutilizzabili), quanto per una mera questione qualitativa. Le foto zoom sono buone, non si può certo dire che non lo siano, ma si nota che lenti e sensori non sono all’altezza di un prodotto del genere.
Una cosa che invece è assolutamente all’altezza di un’azienda come Apple riguarda la possibilità di coprire, con un utilizzo sapiente dei tre sensori e sfruttandone il crop, molte focali intermedie con una resa finale che resta molto buona.
Il formato che usa Apple per la compressione delle foto l’ho sempre trovato eccezionale: con questa nuova riserva di potenza è ancora più gestibile ed una foto (anche a piena risoluzione) occupa molto meno spazio della concorrenza.
Eccezionali anche gli stili fotografici che Apple definisce di “seconda generazione” che lasciano anche spazio alla creatività, ma sempre in modo “serio”, credibile. Non avrete quindi degli effetti che sembrano usciti dalla testa di un progettista post-sbornia. Ho parlato di stili e non di filtri non solo perché Apple li definisce tali, ma perché c’è davvero un’elaborazione software sull’immagine e non un piccolo algoritmo che cambia due colori in croce (tipo i filtri di Instagram, per intenderci).
Una novità introdotta da Apple riguarda il “Camera Control”, che non è un tasto fotocamera a doppia corsa (come forse sperava una parte dell’utenza) ma qualcosa di più: c’è sia una parte sensibile al tatto sia un tasto fisico. Oltre ad aprire la camera si possono quindi modificare zoom ed esposizione semplicemente scorrendo col dito. Apparentemente geniale, personalmente non sono riuscito a familiarizzare al meglio con questa novità e non ne ho tratto giovamento, almeno per ora. Inoltre ho come l’impressione che l’implementazione sia stata un po’ troppo frettolosa: non è contestuale sulla base di ciò che stiamo facendo e non ci sono grosse possibilità di personalizzazione. Una buona base per il futuro, se Apple deciderà di svilupparla come si deve.
Galleria fotografica
Prezzo e Conclusioni
Noi abbiamo acquistato la versione da 512GB, che costa 1739 €. 1489 € invece per la “base” da 256 GB (un gap di prezzo probabilmente troppo alto). Indiscutibilmente cifre altissime, ma identiche all’anno scorso. E’ vero, con Apple, al netto di offerte di store terzi, non ci sono cashback, regali, coupon, niente di niente, per cui il paragone tra listino e street price rispetto -ad esempio, per citare il competitor più simile per completezza- S24 Ultra è sicuramente a favore del flagship di Samsung. Tralasciando tutte le critiche che si possono fare ad Apple per la scarsa innovazione (ma, sinceramente, avete visto così tanta innovazione nella concorrenza? Ormai tutti sviluppano AI e si dedicano poco all’hardware, mentre altri hanno migliorato i propri prodotti solo perché partivano sensibilmente indietro), anche quest’anno Apple ha fatto centro e lo fa nel miglior modo possibile: andando a migliorare quei pochi punti deboli di 15 Pro Max, tracciando la strada per nuovi controlli fotocamera e la futura Apple Intelligence e, soprattutto, continuando a regalare un dispositivo solido e concreto sia per l’utente comune (che può permetterci certi esborsi) sia per l’utenza più professionale. Dimenticate il concetto di iPhone per professionisti o per content creator: iPhone è ormai un dispositivo per tutti. O meglio, per tutti coloro che possono (o vogliono) affrontare una spesa più elevata della concorrenza.
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