Nonostante sia ormai utilizzato da 34,6 milioni di italiani lo Spid sarà, lentamente, sostituito dalla Carta d’Identità Elettronica (CIE). Al momento, quindi, lo Spid resterà attivo. Il suo futuro sarà delineato a giugno, quando verrà meglio definito il progetto di identità digitale pubblica nazionale.
L’intenzione di mantenere in vita lo Spid non indica un passo indietro da parte dell’Esecutivo, che rimane fortemente intenzionato a passare alla CIE. Il periodo di transizione è necessario per evitare interruzioni e permettere ai cittadini di continuare ad accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione con il “vecchio” sistema fino a quando il progetto della CIE sarà più chiaro.
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La CIE non richiede gestori terzi
I motivi per cui si punterà tutto sulla CIE, fondamentalmente, sono due:
- è un servizio gestito direttamente dallo Stato, senza la necessità di coinvolgere soggetti terzi;
- i costi della CIE ricadono sul singolo cittadino, che paga circa 22 euro. Per ogni CIE, lo Stato copre i costi di produzione (stimati intorno ai 4 euro) e di spedizione.
Affinché la CIE possa eguagliare il successo dello Spid, è fondamentale affrontare alcune problematiche, in particolare i tempi di rilascio. Attualmente, in alcuni Comuni, questi possono estendersi fino a 6 mesi. Tuttavia, il Governo si sta impegnando per garantire un rilascio molto più rapido, persino entro 24 ore.
Inoltre, esiste una questione relativa alle modalità di accesso ai servizi della PA: mentre lo Spid offre un accesso immediato, la CIE risulta meno “agile”. Se precedentemente era necessario possedere uno smartphone con tecnologia NFC per utilizzarla, ora il processo è stato semplificato grazie alle nuove credenziali di livello 1 e 2. Il livello 3, che richiedeva uno smartphone NFC, non è più indispensabile.
