Tails Of Iron
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Recensione Tails of Iron: il “”soulslike”” 2D da recuperare!

Giocare a Tails of Iron nel 2025, poco prima del rilascio del secondo capitolo, è stata un’esperienza unica, molto diversa da quella che i giocatori hanno vissuto al lancio nel 2021. Durante le festività natalizie, ho potuto immergermi in un titolo che oggi integra al suo interno i due DLC principali – Bloody Whiskers e Bright Fir Forest – offrendo una narrazione più ricca e un gameplay più strutturato rispetto a quello originario. Questo “action/RPG/soulslike/vania/2D” (si, le influenze sono molteplici, alcune più evidenti altre meno) sviluppato da Odd Bug Studio si distingue per il suo stile visivo disegnato a mano, una storia che oscilla tra il fiabesco e il brutale, e un sistema di combattimento impegnativo ma soddisfacente. Nonostante le sue dimensioni contenute e qualche difetto, Tails of Iron si conferma un piccolo gioiello nel panorama indie. Andiamo a scoprire cosa lo rende così speciale.

Una favola oscura tra vendetta e speranza

La narrazione di Tails of Iron si colloca a metà strada tra una fiaba classica e una storia di vendetta dal tono cupo. Nei panni di Redgi, il giocatore si trova a raccogliere le macerie di un regno devastato, guidando il popolo dei ratti in una lotta disperata contro gli invasori anfibi. La trama, pur semplice nella struttura, è arricchita da temi profondi come la resilienza, la ricostruzione e il sacrificio.

Ogni missione principale contribuisce a ricostruire il mondo di gioco, regalando un senso di progressione tangibile: villaggi tornano alla vita, i sudditi riprendono le loro attività quotidiane e il regno rinasce sotto la guida del nuovo sovrano. Questo senso di rinascita è ulteriormente valorizzato dalla narrazione visiva e dalla cura per i dettagli ambientali, che riflettono lo stato di avanzamento della campagna di Redgi.

Un elemento distintivo della narrazione è la presenza di personaggi secondari memorabili, come i fratelli di Redgi, ognuno con una propria personalità e un ruolo chiave nello sviluppo della storia. Inoltre, i DLC, in particolare Bright Fir Forest, ampliano il contesto narrativo introducendo nuovi nemici, alleati e una chiusura epica alla saga di Redgi. Il tono emotivo di questa espansione esplora temi come la fratellanza, la speranza e il perdono, offrendo un finale soddisfacente e toccante.

A rendere tutto ancora più immersivo contribuisce la narrazione affidata alla voce di Doug Cockle, noto per essere la voce iconica di Geralt di Rivia nella serie The Witcher di CD Projekt RED, il cui tono grave e solenne enfatizza la drammaticità della storia. Le sue interpretazioni donano profondità ai momenti più intensi e riescono a trasmettere emozioni con una semplicità sorprendente.

Tails Of Iron - Citazione The Witcher 3
La voce di Doug Cockle non è l’unico riferimento a The Witcher 3

Un mondo disegnato a mano

L’ambientazione è uno dei punti di forza di Tails of Iron, grazie alla straordinaria cura per i dettagli visivi e allo stile disegnato a mano, che dona personalità e profondità a ogni scenario. La storia di Redgi, principe dei ratti, si svolge in un regno devastato dalla guerra con le rane, e il conflitto è tangibile in ogni angolo del mondo di gioco. Dai villaggi in rovina ai campi di battaglia disseminati di detriti, ogni area racconta visivamente una storia di distruzione e ricostruzione.

Le ambientazioni si distinguono per la loro varietà e caratterizzazione:

  • La Fortezza Cremisi, un tempo glorioso simbolo del regno, è oggi una struttura in rovina da ricostruire, con sale adornate da stendardi lacerati e un trono che attende di essere riconquistato.
  • Le cripte sotterranee, oscure e minacciose, evocano un senso di mistero con le loro architetture gotiche e le ombre inquietanti che ne avvolgono i corridoi.
  • In contrasto, la Foresta dell’Abete Luminoso offre una visione più idilliaca, con caldi colori autunnali e la luce filtrata tra gli alberi secolari, ma al contempo nasconde insidie e pericoli naturali.
  • Tra queste spicca Talpaville, un’enorme città sotterranea abitata dai talponi, caratterizzata da un’architettura industriale di stampo sovietico, con fonderie, macchinari in movimento e tunnel labirintici. Questo luogo funge da hub commerciale, offrendo a Redgi la possibilità di migliorare il proprio equipaggiamento e interagire con mercanti e fabbri specializzati.

Nonostante la straordinaria cura per gli ambienti, la struttura della mappa risulta piuttosto lineare. I percorsi sono ben definiti e, sebbene ci siano alcune aree opzionali da esplorare, il gioco non incentiva un’esplorazione profonda. Questo potrebbe risultare limitante per i giocatori abituati a mondi più aperti, ma al tempo stesso permette di mantenere un ritmo narrativo serrato e focalizzato sugli eventi principali.

Gameplay: un combat system tattico e appagante

Il sistema di combattimento è senza dubbio il fulcro dell’esperienza di Tails of Iron, che prende ispirazione dai Soulslike, ma con una complessità adatta a un’esperienza 2D. Ogni scontro richiede precisione, tattica e un’attenta gestione dell’equipaggiamento. Le meccaniche si basano su indicatori visivi intuitivi: il giallo segnala un attacco parabile, mentre il rosso avverte che è necessario schivare. Questi segnali, combinati con un arsenale di armi e armature, rendono il combattimento vario e dinamico.

Un elemento di grande profondità è rappresentato dalla personalizzazione dell’equipaggiamento. Redgi può scegliere tra armi leggere e pesanti, armature e scudi che influenzano il peso e, di conseguenza, la mobilità. La gestione del peso è fondamentale per adattarsi alle diverse situazioni di gioco: scegliere un’armatura più pesante aumenta la difesa, ma rallenta i movimenti, mentre un set più leggero favorisce schivate rapide e un approccio più aggressivo.

I DLC integrano nuovi elementi al gameplay, come i combattimenti nell’arena di Bloody Whiskers, che mettono alla prova le abilità del giocatore con sfide sempre più complesse, e i nemici potenziati di Bright Fir Forest, che aggiungono varietà alle battaglie. In particolare, il DLC introduce nemici imprevedibili e boss dotati di pattern d’attacco unici, che richiedono un attento studio per essere sconfitti.

Il sistema di progressione è semplice ma soddisfacente: esplorando le varie aree, si possono trovare risorse per migliorare l’equipaggiamento e ingredienti per preparare pasti che aumentano la salute massima. Questa meccanica incentiva l’esplorazione senza mai risultare invasiva o ripetitiva.

Infine, il design dei combattimenti è valorizzato da animazioni dettagliate, che rendono ogni parata, schivata e contrattacco visivamente appagante. Nonostante alcune ripetizioni nei nemici minori, i boss si distinguono per il loro design e la sfida che rappresentano, trasformando ogni vittoria in un momento di grande soddisfazione.

Tails of Iron – Conclusione

Tails of Iron mi ha incollato alla Steam Deck per 16.5 ore, durante le quali ho finito la prima run e completato tutti i trofei. Per platinarlo dovrei cominciare una seconda run ad una difficoltà superiore e sconfiggere un determinato boss, ma non credo lo farò. Questo perché mi ha divertito, mi ha fatto immergere in una splendida atmosfera e mi ha effettivamente impegnato, soprattutto in alcuni combattimenti. Personalmente, però, vorrei esplorare nuove zone più che rigiocare la stessa avventura. Ed è proprio per questo che a breve comincerò il secondo capitolo (Whiskers of Winter).

È una piccola perla e, attualmente, considerando che si può acquistare una key per 4/5 euro, non me lo farei scappare!

 

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