Sto giocando a Metaphor: ReFantazio da circa 30 ore, ed è il mio primo approccio a un titolo di Atlus. Inoltre, non avendo mai provato i giochi della serie Persona, non sapevo granché su cosa aspettarmi, ma sin dalle prime ore questo nuovo JRPG ha catturato la mia attenzione, in particolare grazie al design originale e quasi inquietante degli “umani” che popolano il suo mondo.
Questi personaggi, che si incontrano sin da subito, hanno un aspetto così singolare che sembrano quasi usciti da un dipinto surrealista. Non solo sono diversi dai classici “mostri” dei giochi fantasy, ma emanano un’atmosfera onirica e distorta che li rende in qualche modo affascinanti, ma anche “disturbanti”.
Metaphor: ReFantazio – Il Design degli “Umani”
In Metaphor: ReFantazio, gli “umani” non sono semplici creature fantasy, ma incarnazioni di una forza maligna e inquietante che emergono in varie forme mostruose, ciascuna con una storia e un impatto specifico sul mondo di gioco.
N.B. Gli umani di cui vi parlo sono i primi che ho incontrato nella mia run, che al momento è tra le 25/30 ore di gioco. Ci sono dei piccoli spoiler nelle descrizioni quindi, se avete giocato meno o non avete giocato affatto, fate attenzione!
Homo Gorleo
Il primo incontro con Homo Gorleo mette subito in chiaro quanto questi esseri possano essere pericolosi. Questa creatura volante distrugge un intero centro di addestramento militare, lasciando una scia di cadaveri e di devastazione. È solo grazie al potere dell’archetipo del protagonista che è possibile sconfiggerlo, rivelando che l’attacco era parte di un piano orchestrato da Louis per diffondere paura e ottenere maggiore controllo sul regno.
L’Homo Gorleo ricorda una creatura del riquadro centrale del Giardino delle Delizie di Hieronimous Bosch (ne parleremo tra poco)
Homo Avades
Altra figura emblematica è Homo Avades, un gigantesco cadavere piazzato strategicamente davanti alla cattedrale di Grand Trad come segno della minaccia crescente. Anche se inizialmente sembra solo una drammatica esibizione di terrore, la bestia viene rianimata da un necromante subito dopo essere stata sconfitta. Il suo risveglio provoca un’ulteriore ondata di caos, evidenziando quanto queste creature siano pericolose anche da morte.
Homo Butera
L’Homo Butera rappresenta una visione ancora più inquietante della mutazione e della deformità, poiché si tratta di un gigantesco verme di sabbia che si è trasformato in una forma umanoide. Questa creatura, oltre a essere estremamente potente, ha un aspetto così orribile che persino all’interno del suo corpo si trovano altri piccoli “umani”, rendendo ogni scontro un’esperienza surreale e viscerale.
Homo Jaluzo
Infine, l’ultimo umano che ho avuto il “piacere” di incontrare, è Homo Jaluzo, dall’aspetto infantile e grottesco. Questa creatura riesce a coesistere in una forma di orribile armonia con gli abitanti di Martira, dove è accudita dalla folle Joanna, una madre che, per superare il dolore della perdita del figlio, arriva a “nutrirlo” con bambini rapiti dai membri corrotti della guardia cittadina.
Hieronymus Bosch e l’Arte dell’Inquietudine
L’ispirazione per il design degli “umani” di Metaphor: ReFantazio trova radici evidenti nei lavori di Hieronymus Bosch, pittore fiammingo del XV secolo, famoso per le sue raffigurazioni disturbanti del paradiso, dell’inferno e dei peccati umani. Bosch esplorava spesso la tensione tra l’umanità e le sue trasgressioni attraverso creature fantastiche e distorte, simboli delle conseguenze morali delle scelte umane.
La sua opera più celebre, Il Giardino delle delizie terrene, rappresenta queste tematiche con immagini surreali e grottesche. Nel pannello di destra, noto come L’inferno, troviamo una creatura che ricorda molto Homo Avades in Metaphor: un cadavere rianimato, circondato da immagini di tormento e disordine, che appare come una rappresentazione visiva del terrore e della morte.
Bosch ha esplorato queste tematiche anche in altre opere, tra cui The Vision of Tundale (Visione di Tondal), un dipinto che rappresenta un viaggio attraverso il purgatorio e l’inferno, con figure mostruose che torturano le anime dei peccatori. Questa scena è popolata da creature deformi e creature che ricordano i mostri di Metaphor, figure dall’aspetto umanoide con arti extra, gusci e tratti animaleschi che danno l’impressione di un incubo tangibile. Un’altra opera significativa è Ascesa all’Empireo, dove Bosch raffigura figure spirituali in un mondo di transizione tra il paradiso e l’inferno, con tonalità e figure contrastanti che richiamano il senso di sospensione e ambiguità presente negli “umani” del gioco.
Il Significato delle Creature di Bosch e i Misteri di Metaphor
Le creature mostruose di Bosch, con le loro deformità e tratti grotteschi, non sono solo figure bizzarre, ma simboli complessi che rappresentano temi universali come il peccato, il giudizio e le paure ancestrali dell’umanità. In Metaphor: ReFantazio, gli “umani” ispirati a queste creature sembrano esistere per evocare una simile introspezione, un senso di minaccia latente e ambiguità morale che circonda il giocatore a ogni incontro. Homo Avades, che richiama il cadavere infernale del pannello destro de Il Giardino delle delizie terrene, è più di un semplice nemico da sconfiggere: è un simbolo di morte e risurrezione forzata, che incarna l’idea di una forza maligna capace di riaffiorare, anche dopo la distruzione.
Il mondo di Metaphor sembra popolato da creature prese direttamente dalle visioni infernali di Bosch, come quelle di The Vision of Tundale, che condannano i peccatori in un purgatorio distorto, o di Ascesa all’Empireo, dove la transizione tra il paradiso e l’inferno è costellata di figure ambigue, sospese tra l’umano e il demoniaco.
Ogni incontro con un “umano” in Metaphor riflette l’intenzione di Atlus di creare un’esperienza che vada oltre il combattimento, portando il giocatore a interrogarsi sul significato e sul ruolo di queste creature in un mondo che sembra oscillare costantemente tra sogno e incubo.
La scelta di adottare questa estetica così ricca di significato non è casuale: richiama infatti alla mente un gioco che non vuole solo intrattenere, ma spingere il giocatore a riflettere su concetti più ampi e universali, come facevano le opere di Bosch. Ogni “umano” affrontato in Metaphor è un incontro che lascia il segno, portando il giocatore a interrogarsi sul significato e sul ruolo di queste creature e portando alla luce domande che rimangono, almeno per ora, senza risposta.